Con la crescente proliferazione di nuove e variegate forme di gioco d’azzardo, land-based e online, e il rapido incremento della loro accessibilità, giocare di soldi è divenuto un comportamento molto diffuso tra i giovani italiani, come risulta dall’ultima indagine epidemiologica ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs) condotta nel 2017 dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFC-CNR) di Pisa. Lo studio, realizzato su tutto il territorio nazionale con un campione di oltre 15.000 studenti di scuola secondaria di secondo grado di età compresa tra 15 e 19 anni, ha riscontrato che il 44% degli intervistati ha giocato d’azzardo almeno una volta nella vita e che il 37% lo ha fatto almeno una volta nel corso dell’ultimo anno. Sebbene il gioco d’azzardo sia vietato ai minori di 18 anni (Decreto-Legge 6 luglio 2011, n. 98, comma 20), una quota consistente di studenti minorenni partecipanti alla ricerca ha dichiarato di essersi dedicata al gioco (40%). In generale, il 13,5% dei giocatori è risultato essere a rischio di sviluppare problemi di gioco, mentre il 7% ha mostrato un comportamento problematico di gioco d’azzardo. Per quanto riguarda la Toscana, l’indagine dell’IFC-CNR ne ha messo in evidenza un profilo medio di rischio rispetto alle altre realtà regionali, con circa il 34% dei giovani che ha affermato di aver giocato nel corso dell’ultimo anno, fra cui circa il 6% ha mostrato un profilo problematico di gioco.
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Tale quadro generale a livello regionale è emerso anche nell’ultimo studio EDIT “Epidemiologia dei determinanti dell’infortunistica stradale in Toscana” realizzato nel 2018 dall’Osservatorio di Epidemiologia dell’Azienda Regionale di Sanità (ARS) della Toscana. Lo studio, che ha coinvolto un campione di circa 6.800 studenti toscani di età compresa tra 13 e 21 anni, frequentanti la scuola secondaria di secondo grado, ha rilevato che il 42% degli intervistati ha giocato d’azzardo almeno una volta nella vita; tra questi, il 70% circa sono minorenni e il 7% circa risulta a rischio per lo sviluppo di problemi legati al gioco.
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Infine, in linea con l’insieme di questi dati, una serie di studi condotti dal 2010 al 2015 dal Laboratorio di Psicometria dell’Università degli Studi di Firenze con 3.296 studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del territorio toscano (province di Firenze, Grosseto e Pisa) di età compresa tra 12 e 19 anni, hanno indicato che il 13% degli studenti che giocano d’azzardo sono a rischio di sviluppare un comportamento problematico e il 5% sono giocatori problematici (Primi, Donati, & Chiesi, 2015).
Data la crescente diffusione del gioco d’azzardo tra la popolazione giovanile toscana e la relazione di continuità tra il comportamento problematico in età adolescenziale e lo sviluppo della condotta patologica in età adulta (Custer & Milt, 1985; Volberg, 1994), realizzare interventi di prevenzione che siano basati su solidi modelli teorici di riferimento e siano corredati da prove scientifiche di efficacia costituisce un’esigenza prioritaria per la promozione della salute pubblica (Turchi & Derevensky, 2006). Un contesto particolarmente idoneo per la messa a punto dell’insieme di queste attività sembra essere quello scolastico, che rappresenta il setting in cui più frequentemente vengono realizzate azioni di prevenzione del gioco d’azzardo patologico a livello internazionale (vedi Keen, Blaszczynski, & Anjoul, 2017; Ladouceur, Goulet, & Vitaro, 2013; St-Pierre, Temcheff, Derevensky, & Gupta, 2015, per delle rassegne). Al fine di massimizzare le ricadute positive di queste azioni, il progetto PRIZE adotta un’ottica multidisciplinare, ovvero prevede l’azione sinergica e coordinata di figure professionali diverse (psichiatri, psicologi, educatori professionali, psicometristi) che integrino le reciproche competenze sia in fase di analisi che di intervento.